Inizio di 2022 super! Vi racconto L’Arenauta

Inizio di 2022 super! Vi racconto L’Arenauta

 

Il Grottone di Sperlonga, dove si trova la mitica via Arenauta

Il 2022 è iniziato da poco ma questi primi mesi sono già stati ricchi di impegni e soddisfazioni. Di solito durante il periodo di Capodanno andavo in Catalogna per allenarmi e provare nuove vie, quest’anno a causa del Covid sono rimasto in Italia e ho deciso di affrontare una nuova sfida a Sperlonga, sul litorale laziale. In questo posto stupendo sorge infatti la celebre Grotta dell’Arenauta chiamata dagli appassionati il “Grottone”, una parete di roccia in riva al mare che sovrasta la spiaggia sottostante.

All’interno di questa grotta si trova la via “Arenauta”, un percorso considerato molto impegnativo, mai completato prima e senza grado di difficoltà, ancora tutto da scoprire e provato in passato da climber locali e più recentemente da altri due climber: l’italiana Laura Rogora, e il ceco Adam Ondra. Una sfida davvero affascinante che suscitava curiosità e voglia di misurarmi con me stesso, in compagnia della mia ragazza Sara e di alcuni vecchi amici. Per circa dieci giorni ho tentato di scalare la via provando le varie parti e cercando i movimenti giusti, sperando di riuscire velocemente, ma con la consapevolezza che sarei potuto a febbraio pronto a portare a termine la salita.

Subito dopo l’esperienza a Sperlonga, mi sono spostato a Roma dove ho affrontato il primo raduno della nazionale: è andato molto bene e abbiamo cominciato a lavorare già in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024. Le qualifiche inizieranno dal prossimo anno ma la preparazione è già iniziata. In Francia ci sarà una formula competitiva diversa rispetto a Tokyo, con una combinata tra boulder e lead, senza dividere le discipline in due gare diverse. Questo primo raduno ha avuto ampio focus sul boulder, nei prossimi incontri lavoreremo sul resto per arrivare al top ai primi impegni ufficiali. 

Concluso il raduno di Roma, ho approfittato della vicinanza con Sperlonga per tornare nel Grottone a riprendere ciò che avevo lasciato in sospeso a gennaio. Il raduno di boulder consuma molto la pelle dei polpastrelli, quindi mi sono preso un giorno di pausa e poi mi sono dedicato all’Arenauta. Staccare testa e fisico, anche solo per un giorno, per me è fondamentale. Così, con la mente sgombra, ho iniziato subito bene e già il primo giorno ho fatto due tentativi positivi che mi hanno dato grande speranza e fiducia mentale.

Le mie speranze si sono affievolite quando ha iniziato a piovere e l’acqua è filtrata dentro la grotta bagnando la parete e rendendo scivolosa la roccia e probabilmente impossibile la salita. In particolare, c’erano due prese fondamentali molto bagnate e continuavo a scivolare proprio in quel punto: per circa 4 o 5 giorni non ho potuto provare la via come volevo, facevo un pezzo in continuità ma poi arrivavo sempre al solito punto e cadevo.

Ma non mi sono abbattuto, per un giorno ho lasciato perdere facendo altre due vie all’interno della grotta: una si chiama l’Invidia dell’Arenauta (8c) che ho concluso subito senza problemi, poi la seconda via si chiama Piccoli Gesti (8b+) sulla quale ho faticato un po’ di più in realtà, ma che sono riuscito comunque a salire al primo tentativo. Una giornata a metà tra lo scarico e l’allenamento che mi ha aiutato a recuperare mentalmente. Intanto si è asciugata la roccia, ho cominciato a riprovare pezzo dopo pezzo finchè dopo una decina di giorni dall’arrivo in grotta, ho fatto un giro per controllare come fossero le prese ed erano asciutte, allora quel giorno lì l’ho capito che era quello giusto!

Quando sono partito mi sono sentito subito benissimo. Ho sfruttato bene tutti i riposi, soprattutto il secondo, riposandomi a testa in giù facendo un grande sforzo con i polpacci. Visto che nei tentativi di inizio gennaio facevo fatica proprio coi polpacci, nelle settimane tra un tentativo e l’altro li ho allenati in modo particolare. Questo mi ha consentito di rimanere un minuto in posizione di riposo, con le gambe in pressione sulla roccia e le mani e le braccia libere, più tempo rispetto ai 45 secondi delle prime volte. Quei 15 secondi in più sono stati fondamentali.

Quando dopo circa otto minuti sono arrivato in catena mi sono reso conto di essere riuscito a liberare la via, ho provato una sensazione incredibile e infinita soddisfazione. Ho condiviso la felicità con Sara e i miei amici, in quei giorni in grotta c’era un bell’ambiente che mi ha stimolato, abbiamo incontrato tante persone ed è stato bello. Ma non solo, perchè il giorno dopo l’impresa ho conosciuto anche il chiodatore di questa via, Giuliano Tarquini, che circa 20 anni fa aveva preparato questo percorso ma mai nessuno lo aveva completato. Era contento anche lui, per la prima volta in dopo 20 anni qualcuno era riuscito a scalare la sua via. E quel qualcuno ero io!

Ecco il video della mia impresa!

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